In un interessante articolo apparso proprio ieri sulle pagine del blog ufficiale di Google, gli autori Danny Sullivan e Gary Illyes fanno il punto della situazione in merito all’uso del tag “No Follow” ed introducono alcune “varianti”: nuovi tag, o meglio nuove “declinazioni” del tag No Follow che consentiranno ai webmaster di essere ancora più precisi in merito alla reale natura dei link inseriti. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sull’evoluzione del nofollow, e di capire insieme quali siano le novità.
Una premessa: perché è nato l’attributo “nofollow”
L’attributo o tag No Follow è stato pensato da Google una quindicina d’anni fa circa con l’obiettivo di arginare lo spiacevole fenomeno del “commento selvaggio”, ovvero l’abitudine di molti webmaster di lasciare commenti indiscriminatamente all’interno di forum e magazine altrui. L’obiettivo, in quel caso, era quello di fare in qualche modo autopromozione, e di generare backlink per migliorare la loro posizione sui motori di ricerca. Da allora, grazie al tag No Follow, Google è riuscito a distinguere tra link naturali e link sponsorizzati a pagamento, con l’obiettivo di premiare i primi ed ignorare i secondi. Oggi, a distanza da 15 anni circa dalla nascita del tag in questione, assistiamo ad un’interessante evoluzione del nofollow. Vediamo di che si tratta.
Per approfondire le caratteristiche dell’attributo No Follow, leggi anche: i link nofollow, impariamo a conoscerli e ad usarli
Evoluzione del nofollow con due nuovi tag in arrivo: ecco quali e come funzionano
I due nuovi attributi di link annunciati ieri consentiranno dunque di precisare la natura dei link inseriti. La loro – la cui effettività sul ranking comincerà a partire dal 1 marzo 2020, ma su di essi conviene cominciare a lavorare sin da subito. Ricordiamo che i due nuovi tag andranno ad aggiungersi al già esistente rel=”nofollow”, che continuerà ad essere utilizzato. Ecco nel dettaglio le due novità:
- rel=”sponsored”: questo attributo dovrà essere usato quando si intenda inserire un link che è parte integrante di una sponsorizzazione o accordo commerciale (a pagamento);
- rel=”UGC”: questo attributo dovrà essere usato invece per indicare l’User Generated Content, ovvero del contenuto che è stato generato dall’utente, come può essere per esempio un commento all’interno di un magazine.
Il No Follow rimarrà invece per tutti i casi in cui si intenda collegare due pagine senza ottenere alcun passaggio di ranking dall’una all’altra.
La precisazione di Google in merito ai nuovi attributi
Due domande ora sorgono spontanee:
1 – Come cambieranno gli algoritmi a seguito dell’introduzione dei nuovi tag “sponsored” e “UGC”?
La risposta arriva direttamente da Google stesso, che nell’articolo sopracitato dice:
We’ll use these hints — along with other signals — as a way to better understand how to appropriately analyze and use links within our systems.
(Useremo questi suggerimenti – assieme ad altri segnali – al fine di comprendere meglio come analizzare in modo appropriato ed usare i link all’interno dei nostri sistemi.)
Insomma, da oggi i webmaster possono inserire i loro link declinandoli secondo le tre varianti sopracitate, suggerendo a Google quale sia il tipo di interpretazione e dunque di importanza da assegnare ad essi. In questo modo, sarà possibile distinguere tra collegamenti naturali (quelli che, com’è noto, Google predilige e premia), e collegamenti innaturali a partire proprio dal suggerimento offerto dai webmaster. Attenzione, però, a non usare questi tag impropriamente: assegnare un attributo “sponsored” erroneamente al posto di un attributo “UGC” potrebbe essere penalizzante. Al contrario, usare un generico “nofollow” al posto di un tag “sponsored”, potrebbe comunque essere accettabile. E’ evidente che la materia richiede un minimo di studio e di attenzione, e che il reale impatto dell’evoluzione del nofollow si potrà effettivamente apprezzare sul lungo periodo.
2 – Si renderà necessario “tornare indietro” e modificare tutti i tag nofollow già inseriti andando a specificarne la natura?
Anche a questa domanda viene fornita una risposta ben precisa, che è no. Non occorrerà tornare indietro a modificare nulla, ma solamente applicare la distinzione da ora in avanti.
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